Episcopio e Curia

La “storia” del nuovo Episcopio, della nuova Curia e della casa del Clero inizia nel 2004 quando la diocesi, avendo il diritto di prelazione, chiese di poter acquistare l’immobile dell’ex ospedale Chiello per destinarlo a Curia diocesana, vescovado e casa canonica per gli addetti ai servizi di Curia e della Cattedrale. Infatti i locali nei quali da sempre era stato “ospitato” l’Episcopio e la Curia, essendo destinati a Seminario, non erano più idonei ad accogliere le accresciute esigenze istituzionali della diocesi. L’acquisto ha riguardato sia il seicentesco convento francescano, confiscato alla Chiesa con le cosiddette “leggi eversive” del 1866, sia la parte costruita successivamente su un’area di proprietà della fabbriceria della Cattedrale, donata nel 1950 in enfiteusi all’allora ospedale “Chiello”, e il valore dell’intero immobile fu fissato dall’Assessorato Regionale al Bilancio a unmilioneduecentocinquantamila euro. Per potere affrontare la spesa il vescovo mons. Pennisi aveva inoltrato una richiesta di contributo alla Cei già nel 2006 ricevendone una risposta affermativa. Il 13 gennaio 2009, avvenne la firma tra la diocesi di Piazza Armerina, rappresentata dal vescovo mons. Michele Pennisi e l’Ausl n. 4 di Enna, rappresentata dal direttore generale dr. Francesco Iudica del preliminare di compravendita.

Il 5 febbraio 2009, la Conferenza Episcopale italiana, per mezzo del suo presidente il cardinale Angelo Bagnasco emanò il decreto di un finanziamento per complessivi 983.000,00 euro con i fondi dell’8 x 1000 dell’anno finanziario 2006 per l’acquisto dell’intero immobile, mentre il contributo per la ristrutturazione con fondi dell’anno finanziario 2007. La diocesi aveva già anticipato la somma di 100 mila euro, e per arrivare a coprire l’intera cifra per l’acquisto (1.377.240,00), accese un mutuo.

Il 16 luglio 2009 l’ex convento S. Francesco ed ex ospedale Chiello divenne proprietà della diocesi di Piazza Armerina, con la stipula dell’atto di vendita presso il Notaio Maria Antoniani di Gela per l’importo di 1.377.240,00 euro più le spese notarili, la tassa di registro, le spese amministrative e tecniche. Si concluse così un lungo iter, iniziato nel 2004, che ha visto l’immobile tornare alla funzione originaria per la quale era stato ideato e costruito, anche se non sarà abitato dai frati francescani. Il 6 marzo del 2011, avvenne la presentazione del progetto, redatto dall’arch. Francesco La Morella e dall’ing. Maurizio Marino, e l’inizio dei lavori di restauro dell’antico edificio.

Lo stato dell’edificio non presentava particolari dissesti, mentre versava in cattive condizioni il sistema della copertura e uno stato generale di obsolescenza e di degrado da imputare sia all’inesorabile vetustà dei materiali e, dal 2000 quando è andato in disuso, all’assenza d’interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché ad atti vandalici.

Gli interventi significativi del progetto hanno riguardato:

– Al piano terra la sistemazione di tutti gli Uffici di Curia: una serie di ambienti da destinare alle varie funzioni amministrative; lo studio del Vescovo, del segretario, una saletta riunioni, il tribunale ecclesiastico, la cancelleria con annessi archivio storico e quello corrente, l’alloggio del custode.

– Al primo piano la sistemazione della Casa del Clero, composta da appartamenti (monolocali e bilocali) con una cucina comune ed un locale lavanderia-stireria.

– Il primo piano ospita anche l’Episcopio così formato: appartamento privato del Vescovo, cappella, due camere, sala soggiorno-pranzo con annessa cucina.

Il chiostro e il convento saranno restaurati successivamente con un altro progetto che si sta predisponendo per un ulteriore finanziamento.

Il convento dei francescani conventuali di Piazza Armerina sembra sia stato fondato dopo il 1392, quando i frati furono costretti a lasciare il loro convento precedente per consentire al suo posto la costruzione del nuovo castello reale (l’attuale Castello Aragonese). I conventuali vennero indennizzati con l’assegnazione di alcuni proventi, nonché dell’area e delle fabbriche del vecchio “Castrum Regine”, posto nell’estremità settentrionale del colle Mira a guardia della sottostante valle Rocca e della Castellina. Nel 1580 la famiglia francescana era composta da quattro sacerdoti, due diaconi e tre novizi. Scrive lo storico locale Alceste Roccella: “Dal 1605 al 1644 per zelo del Guardiano Padre Maestro Ludovico Bonaccolti nobile piazzese fu dalla parte australe del cenobio costruito il maestoso tempio col sontuoso campanile che tuttora si vedono e l’antica chiesa [l’autore si riferisce alla chiesetta del Castrum lasciata all’interno del convento] fu convertita in sacrestia e nella parte soprastante in dormitorio. Nella parte occidentale allargato il convento, fu decorato da vasto peristilio con belle colonne di pietra silicea e vasto serbatoio di acqua nel centro”.

Se ne può dunque dedurre che, durante la seconda metà del ‘600, viene realizzato l’impianto planimetrico del convento. Un’importante attività di ampliamento del convento è rappresentata dalla lunga manica settentrionale che prospetta sulla Via Cavour, costruita probabilmente alla fine del secolo XVII. Nel secolo successivo, invece, viene costruita la facciata della chiesa che il vescovo piazzese Matteo Trigona inaugura nel 1742 (come si ricava da una iscrizione posta accanto alla porta). Nel 1866, a causa della soppressione delle Corporazioni religiose, il convento viene assegnato al Comune che lo trasforma a sede dell’Ospedale civico “M. Chiello e Vespasiano Trigona” (1870). Con i lavori di adeguamento a struttura ospedaliera l’intero edificio subisce radicali ed estese modifiche e adattamenti: gli antichi ambienti vengono sconvolti da diversi e pesanti ristrutturazioni e sopraelevazioni. L’ospedale “Michele Chiello”, ciononostante, non è in grado di garantire un’adeguata offerta ospedaliera. Già alla fine degli anni Settanta i locali risultano insufficienti e inadatti ad ospitare nuovi e più moderni servizi sanitari e, nel biennio 1998-2000, viene trasferito nella nuova struttura nosocomiale costruita a nord della città.

Il complesso edilizio cade in disuso ed è sottoposto, soprattutto l’ex convento, ad un lento e progressivo degrado che si aggrava nel luglio 2005 quando un atto vandalico sottrae quattro capitelli, danneggiando le colonne monolitiche e le volte di copertura dei portici del chiostro.

Alla fine del mese di febbraio 2014 la ditta Impresa ESSE I s.r.l. di Regalbuto consegnava l’edificio. Alla fine del mese di gennaio 2015 è avvenuto il trasferimento dell’Episcopio e della Curia Vescovile dagli storici locali di via La Bella nel nuovo Episcopio di piano Fedele Calarco 1, attiguo alla Cattedrale e al Museo diocesano.