I Vescovi

Dalla sua istituzione la diocesi ha avuto 12 vescovi.

Primo vescovo Girolamo Aprile Benzo (1819-1836), nato a Caltagirone nel 1760. Era stato prevosto della collegiata di San Giuliano e parroco della chiesa madre, fu nominato nel 1819 e guidò la diocesi fino al 1836. In questo arco di tempo ebbe l’onore e l’onere di impiantare le strutture diocesane e di avviarne la formazione dotandola di una propria fisionomia. Di particolare ingegno e cultura, riuscì a mettere ordine, grazie ad un regio decreto, nei rapporti con le autorità civili per i matrimoni definiti di “coscienza”. Mosso dall’amore per la pastorale, guidò personalmente la sistemazione e l’organizzazione delle chiese filiali dell’unica parrocchia allora esistente, la cattedrale, le cui anime furono affidate al prevosto. Riuscì in breve tempo ad accattivarsi la simpatia dei fedeli e a promuovere un maggiore senso di responsabilità tra i presbiteri, avviandoli verso una visione del sacerdozio non limitata alla semplice amministrazione dei sacramenti. Morto a Enna, è seppellito nella chiesa madre, ma nessuna lapide ne indica la tomba.

Per pochi mesi resse poi la diocesi l’oratoriano Pietro Naselli, che fu chiamato da re Ferdinando II a Napoli come cappellano maggiore di corte.

Terzo vescovo della diocesi fu Pier Francesco Brunaccini (1844-1845), nativo di Messina e inizialmente abate del monastero di Fundrò di Piazza. Il suo episcopato durò per breve tempo, infatti il 25 novembre 1845 fu promosso arcivescovo di Monreale. In merito al suo episcopato, si evidenzia la profonda attenzione per gli indigenti.

Il successore di Brunaccini fu Cesare Agostino Sajeva (1846-1867), al quale viene riconosciuto il merito di una grande preparazione culturale. Durante il suo episcopato, fu testimone della spedizione dei Mille. Nel contesto politico risorgimentale seppe imporsi con fermezza e con coraggio apostolico contro i moti liberali rivoluzionari. Subì le insidie e le persecuzioni degli avversari, ma non fece mai mancare la sua voce per contrastare le correnti liberali che allora si scagliavano contro la Chiesa. Subì, nel corso del suo episcopato, l’amarezza di una perquisizione domiciliare. Grande merito gli si riconosce per la fondazione dell’attuale seminario nel 1859, nell’ex convento dei domenicani, lasciato libero già da molto tempo, e per la formazione dei seminaristi.

Il quinto vescovo di Piazza Armerina (1872-1887), come il primo originario della città di Caltagirone, fu Saverio Gerbino. Uomo di grande erudizione, diede un’impronta alla comunità diocesana nell’azione pastorale e degli anni post-unitari, attivandosi per arginare gli influssi del liberalismo e della massoneria. A lui, ritenuto maestro e amico del clero, si deve il primo sinodo diocesano. Indetto nel 1878 e da lui concepito nella sua globalità, il sinodo fornì uniformità di orientamenti pastorali in tutti i vicariati e rivolse precipua attenzione al clero e ai ceti meno abbienti. Egli, inoltre, concepì il seminario in modo nuovo, dandogli un’impronta più rispondente alle esigenze del tempo. Ne migliorò le strutture e in ambito culturale che in quello spirituale e disciplinare.

Sesto vescovo fu Mariano Palermo (1887-1903) originario di Maletto (CT) consacrato vescovo nel 1881 fu trasferito a Piazza Armerina da Lipari nel 1887 e si distinse per il suo zelo pastorale e l’avvio di alcune opere caritative.

Il settimo vescovo proveniva dalla diocesi di Caltagirone: Mario Sturzo (1903-1941), fratello del più noto Luigi. Di ampia e profonda cultura filosofica e di profondo zelo pastorale, permise alla diocesi piazzese di eccellere tra le diocesi siciliane e di imporsi all’attenzione nazionale.
Riformò moralmente e materialmente il seminario diocesano fondò, primo in Sicilia, la Congregazione sacerdotale degli Oblati di Maria, per la quale stese le costituzioni e della quale organizzò la vita comune . Fu sempre in mezzo al suo popolo e, in particolare, nei primi due decenni, tra le masse degli operai e degli zolfatari per rendersi conto personalmente dei loro problemi religiosi e delle loro condizioni di vita. Nei paesi della sua diocesi favorì il sorgere di casse rurali e altre opere sociali cattoliche.
Mario Sturzo moltiplicò il numero delle parrocchie curandone anche l’organizzazione. Celebrò due sinodi diocesani nel 1911 e nel 1928; fu attento alle visite pastorali periodiche della diocesi, al rilancio dell’Azione Cattolica, alla promozione della formazione degli insegnanti e dei professionisti, all’attuazione d’opere caritative. Particolare attenzione rivolse soprattutto alla Famiglia, facendo arrivare per diversi anni la sua parola ai suoi diocesani col periodico: “L’Angelo della Famiglia”.
Per un decennio mons. Sturzo fu anche segretario della Conferenza episcopale sicula ed estensore di alcune lettere pastorali collettive. La sua attività di studioso di filosofia non incontrò il favore d’alcuni esponenti della neoscolastica e fu oggetto di un richiamo della Congregazione del Sant’Ufficio, che egli accettò con sofferenza ma in assoluta obbedienza alla Santa Sede al cui giudizio si sottomise con una lettera dell’ 8 aprile 1931. La figura di questo vescovo, è tuttora viva nel cuore e nella mente della Chiesa piazzese, al quale ha lasciato, come eredità di valore inestimabile, un considerevole patrimonio di insegnamenti dalla profonda valenza intellettuale e morale. Attraverso le numerose lettere pastorali diede alla diocesi un’impronta di grande apertura alle questioni del tempo e di conseguente impegno sociale, oltre che di formazione spirituale per il laicato. Particolare menzione merita il convegno diocesano da lui voluto sul rinnovamento della parrocchia nel 1937. La sua capacità speculativa lo portò ad intessere rapporti a livello nazionale con filosofi e letterati di diversa estrazione culturale. A lui si deve la fondazione della teoria filosofica del neo-sintestismo e del periodico “Rivista di autoformazione”. Sul suo episcopato e sul suo pensiero sono state condotte, negli ultimi anni, numerose ricerche che ne hanno messo in luce lo spessore culturale e spirituale. Morì nel 1941 e le sue spoglie, sepolte dapprima nel cimitero di Piazza Armerina, il 25 aprile 1960, a cura del suo successore, furono trasferite alla Cattedrale di Piazza Armerina.

Ottavo vescovo fu Antonino Catarella di Cammarata (AG) dal 1942 al 1970. Egli si rivelò pastore aristocratico e organizzatore della curia e del seminario. Creò nuove parrocchie in tutta la diocesi, riattivò le antiche associazioni cattoliche, alcune chiuse dal fascismo, e si adoperò all’aggiornamento delle confraternite, delle quali alcune furono soppresse. Il Concilio Vaticano II, cui egli partecipò, produsse un serio rinnovamento con inevitabili strappi e contrapposizioni che segnarono gli ultimi anni del suo episcopato. Si dimise infatti, per raggiunti limiti di età, nel 1970 e morì a Cammarata nel 1972. È sepolto nella Cattedrale.

Sebastiano Rosso fu il nono vescovo della diocesi dal 1971 al 1986. Originario di Chiaramonte Gulfi (diocesi di Ragusa), fu il vero propulsore delle innovazioni conciliari anche con il dialogo con la cultura. Della sua attività pastorale, molto apprezzata dal clero e dai laici, meritano particolare attenzione la celebrazione di un congresso eucaristico diocesano, la fondazione nel 1976 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Mario Sturzo” nelle due sezioni di Gela e Piazza Armerina, che divenne centro periferico dell’I.S.S.R. della Pontificia Facoltà Teologica della Santa Croce di Roma, l’istituzione di diverse parrocchie sorte a Gela e in altri comuni della diocesi. Oltre a favorire lo svecchiamento delle strutture e delle mentalità pastorali, permise il sorgere di numerosi movimenti ed associazioni ecclesiali, meritevoli di puntare sulla formazione e il ruolo di protagonismo del laicato: vanno menzionati, in particolare, il Cammino Neo-Catecumenale, sorto in diocesi nel 1971, e il Rinnovamento nello Spirito. Esperienze che trovano terreno fertile in modo particolare nei grossi centri della diocesi, Piazza, Enna e Gela, per le innovative azioni post-conciliari. Sorsero in diocesi il consultorio diocesano, i corsi obbligatori di preparazione al matrimonio, corsi teologici di formazione per laici, vennero avviate le “Caritas cittadine” e ristrutturati gli organismi curiali al servizio della pastorale. Si dimise per ragioni di salute nel 1986 e morì nella sua città natale il 7 febbraio 1994. È sepolto nella Cattedrale.

Mons. Vincenzo Cirrincione (1926-2002), X vescovo, iniziò il ministero pastorale a Piazza Armerina l’8 marzo 1986, fu un pastore amato dal suo popolo. Egli continuò nella scia dell’attuazione del Vaticano II iniziata dal suo predecessore. Promosse la pastorale giovanile e gli incontri diocesani dei giovani. Impegnò la diocesi nella preparazione e nella celebrazione del Giubileo del 2000 con una serie di iniziative pastorali fra le quali vari convegni pastorali diocesani e la missione diocesana. Con propri contributi riuscì a portare a termine la costruzione e l’apertura del Seminario estivo di Montagna Gebbia, dove morì improvvisamente il 12 febbraio 2002.

Il successore fu mons. Michele Pennisi, originario della diocesi di Caltagirone e rettore dell’Almo Collegio Capranica eletto vescovo il 12 aprile 2002 e consacrato nella cattedrale di Piazza Armerina il 3 luglio 2002. Ha dato impulso in modo particolare al dialogo con la cultura, promuovendo la nascita dell’Istituto di Scienze religiose “Mario Sturzo”, unico superstite in centro Sicilia a seguito del Processo di Bologna. Ha promosso la nascita del Settimanale diocesano “Settegiorni”, del Museo diocesano ed ha provveduto la diocesi di una nuova sede per il Vescovo e la Curia. In seno all’episcopato italiano è stato Segretario della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani e membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L’8 febbraio 2013 il Papa Benedetto XVI lo ha trasferito alla sede Arcivescovile di Monreale.

Il dodicesimo vescovo di Piazza Armerina è mons. Rosario Gisana. Ad multos annos