Stemma

Motto: Mitis humilis corde.

Spiegazione simbolico-teologica.
Lo stemma di Mons. Rosario Gisana propone, in una composizione araldica semplice e lineare, alcune linee del profilo biografico e spirituale del titolare e, contemporaneamente, vuole proporre un messaggio teologico e pastorale, secondo una consuetudine molto diffusa negli stemmi ecclesiastici di nuova creazione.

Nella prima campitura di un tagliato, troviamo una stella a otto punte, caricata di un compendio che richiama in modo eloquente la Beata Vergine Maria. Il riferimento devozionale è precisamente a Maria SS. ma Delle Vittorie, Patrona del popolo Piazzese e della Diocesi di Piazza Armerina, dove Mons. Gisana è stato chiamato a esercitare il ministero pastorale. Notiamo che l’icona bizantina di Maria SS.ma Delle Vittorie, custodita in un artistico tempietto d’argento, sull’altare maggiore della Basilica Cattedrale, riproduce, su una tavola a tempera, la Madonna tenente il Bambino fra le braccia e accostata dalle abbreviazioni M῀R e D῀NI (Mater Domini). Nello stemma vescovile una stella, figura molto usata nell’araldica ecclesiastica dei nostri giorni come riferimento simbolico alla Vergine, presenta proprio la prima di queste due abbreviazioni. Notiamo che anche il numero otto, relativo ai raggi, può avere diverse valenze, a partire dall’ “octava dies”, l’ottavo giorno, il giorno della risurrezione del Signore: la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte risplende in modo luminoso nella sua Madre Santissima, preservata dal peccato originale nella sua Immacolata Concezione, e dalla corruzione del sepolcro nella sua gloriosa Assunzione. E non va dimenticato il riferimento alle Beatitudini evangeliche, che pure in pienezza brillano in Maria. Il campo d’azzurro, colore tipicamente mariano, rende ancor più immediatamente percepibile il valore simbolico dell’astro.

Nella seconda campitura, troviamo una figura particolare, forse non mai entrata prima d’ora in uno stemma prelatizio un muro a secco. Per lo più in araldica ricorre la figura della muraglia, di norma merlata, o, più raramente di un semplice muro che, privo degli ornamentali merli, si presenta come la prima con paramento liscio, piatto e uniforme. Qui il muro è presentato secondo la caratteristica fattura del muro costruito con blocchi di pietra opportunamente disposti, senza uso di leganti o malte di alcun genere. Il titolare ha voluto rappresentare nella propria arma questo specifico tipo di costruzione in riferimento alle sue radici familiari, trattandosi dell’arte specifica del padre. A questo si aggiunge anche il riferimento alla città originaria del Vescovo, Modica, lungo i terreni coltivati della quale – come pure un po’ ovunque sull’altopiano ibleo – muri a secco sono abbondantemente osservabili. Infine la figura intende veicolare anche l’idea di stabilità e di fortezza, essendo questo tipo di costruzioni particolarmente salde, capaci di sfidare i secoli e le peggiori avversità.

Al di sopra del muro troviamo un bordone, detto, tanto nel linguaggio comune quanto nel blasone, anche bastone di pellegrino, attraversato da un libro. Il richiamo di queste due figure sovrapposte è a San Corrado Confalonieri che fu penitente, terziario francescano e pellegrino, ed è Compatrono della Diocesi di Noto, la Diocesi originaria del Vescovo. Noto fu infatti la meta definitiva del pellegrinare di San Corrado, il corpo del quale riposa nella Cattedrale netina. Il Santo è per lo più raffigurato in abito francescano, recante il bordone e con il libro dei Vangeli tra le mani. Il bordone e il libro diventano così due emblemi del Vescovo, chiamato a guidare il suo popolo nel pellegrinaggio di questa vita con la forza di quel Vangelo che egli per primo è chiamato ad accogliere ed a testimoniare nella carità. Va notato a questo proposito il colore rosso della copertina, un colore che può richiamare in modo efficace l’amore che arriva fino al dono totale di sé. E infine va notato che il campo d’argento, metallo che con la sua brillante trasparenza può richiamare l’idea della rivelazione, rafforza il messaggio simbolico relativo a quell’annuncio della fede che è costitutivo del ministero episcopale.