Basilica Cattedrale Maria Ss. delle Vittorie

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Costruito sulla parte più elevata della città, con la sua imponente mole seicentesca il Duomo piazzese domina tutto l’abitato cittadino, gareggiando in altezza con le circostanti colline perennemente ricoperte di verde. Del precedente tempio a tre navate non rimane più nulla, tranne la maestosa torre campanaria e l’arco della Cappella Trigona, scolpito in pietra alabastrina da An-tonuzzo Gagini nel 1594 e rimontato nella nuova costruzione a decorazione del battistero sul fianco interno della stessa torre.

L’anzidetto tempio trecentesco era stato innalzato dopo il miracoloso rinvenimento dell’immagine della Madonna delle Vittorie, avvenuto in occasione della tremenda peste del 1348. Questa chiesa trecentesca veniva demolita nel 1627 l’abside e nel 1705 il resto della chiesa, per dar posto all’attuale tempio costruito con i mezzi derivanti dall’eredità del Barone Marco Trigona. Questi, infatti, morendo nel 1598, fra le sue volontà testamentarie aveva ordinato che la Maggiore Chiesa di Piazza, sua erede universale dovesse con le rendite essere ampliata ed allargata nella fabbrica.

La progettazione, dopo diversi tentativi non approvati, fu affidata ad Orazio Torriani e assunta dai maestri Maria Capelletti milanese e Domenico Costa messinese il 24 ottobre 1627. La chiesa progettata era ad unica navata con cappelle laterali intercomunicanti. Lunghissime le vicende costruttive che portarono al completamento dell’edificio, tra interruzioni e riprese dei lavori, nel 1740. Completato l’arredamento interno, il tempio veniva consacrato il 22 ottobre 1742 dal Vescovo di Siracusa, il piazzese Matteo Trigona. Rimaneva ancora da costruire la cupola che fu ultimata nel 1768. A completare l’imponente architettura del tempio si aggiunsero nel 1881 le scalinate alle tre porte progettate dall’architetto locale Giuseppe Giunta Bartoli. Questi in sintesi i dati principali sulle vicende della costruzione del Duomo piazzese desunti dagli atti della Maramma e dei notai.

Pregevolissime opere d’arte ornano la Basilica, in primis l’icona lignea della Patrona Maria SS. delle Vittorie del XV secolo, e altre tele di Jacopo Ligozzi, Lo Zoppo di Gangi, la croce lignea di ignoto del XV secolo, vasi d’argento forniti da Giuseppe Gagini nel 1608; la tela dell’Assunta dipinta dal pittore fiorentino Filippo Paladini del 1611; il casserizio ligneo della sacrestia intagliato nel 1612 da Gian Battista Baldanza da Militello; la custodia argentea della Madonna delle Vittorie, cesellata dall’argentiere caltagironese Giuseppe Capra nel 1627; la ‘manta’ in oro, argento e smalti per proteggere l’immagine della Patrona, ideata e realizzata dall’orafo palermitano Don Camillo Barbavara.

Le più antiche argenterie possedute dalla chiesa sono la custodia del SS. Sacramento, di Paolo Guarna, catanese (1590). Dello stesso maestro è il reliquiario per i capelli della Vergine (1627). Vanno ricordati, oltre le pitture del coretto del maestro locale Antonino Ferrara, gli stucchi del coretto medesimo realizzati nel 1670 dai maestri Filippo Grimaldi genovese, e dai maestri Calogero e Giuseppe Calamaro da Nicosia. Inoltre il coro ligneo dei canonici, intagliato nel 1795 dai maestri locali Domenico Parlagreco, Luigi Montalto e Liborio Parlagreco su disegno fornito dagli architetti Francesco e Pietro Laganà da Modica; e infine l’altare maggiore in pietre dure di rilevante pregio, eseguito, unitamente al pavimento ed alla balaustra dell’abside, dal maestro palermitano Filippo Pinistri su disegno dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia pure palermitano, nonché il rifacimento degli stucchi in tutta la chiesa, ad opera del maestro siracusano Gaetano Signorelli nel 1870. Ornano la navata centrale due organi a canne, di cui uno di Donato del Piano del 1741

Tratto dall’Opuscolo “Il Santuario di Maria Ss. delle Vittorie in Piazza Armerina” del Prof. Antonino Ragona