Il 3 luglio saranno ordinati tre nuovi diaconi permanenti

La Chiesa piazzese si prepara all’ordinazione di tre nuovi diaconi permanenti, che avverrà il prossimo 3 luglio alle ore 18, 204° anniversario di istituzione della Diocesi, nella Basilica Cattedrale. Si tratta di Giuseppe Felici di Butera, Filippo Marino di Piazza Armerina e Ignazio Puci di Gela. Con queste ordinazioni saranno così 14 i diaconi permanenti in Diocesi. È stato lo stesso vescovo a dare impulso al ministero diaconale riformando la Caritas diocesana e affidandola all’intero diaconio e nominando direttore della Caritas proprio uno di essi: Mario Zuccarello.
È una sorta di ritorno alle origini della Chiesa, quando i diaconi erano preposti alla carità, ma anche al ministero della predicazione e della evangelizzazione, come racconta il libro degli Atti degli Apostoli.
Il vescovo così dice di aver strutturato il servizio del diaconato permanente nella nostra Diocesi “Il diacono, come d’altronde anche il presbitero – dice mons. Gisana – per la specificità della sua ordinazione, è strettamente legato al Vescovo, suo unico interlocutore. I diaconi sono in dialogo con il presbiterio, su questioni che riguardano gli aspetti sociali della vita pastorale. Sono presenti in situazioni di particolare bisogno con il duplice compito di aiutare le comunità cristiane, guidate dai loro pastori, a riscoprire la centralità che ha il povero nella vita cristiana, oltre al difficile compito di trasmettere i valori di una carità non assistenzialista, tesa a promuovere la persona e il territorio. Tutto questo sempre con il Vescovo, poiché quest’ultimo è chiamato a rendersi prossimo verso i poveri, attraverso i diaconi”. A questo bisogna aggiungere, in virtù del legame che esiste tra Vescovo e diacono, la loro presenza alla celebrazione dell’Eucaristia. Il Vescovo, in visita alle comunità cristiane della diocesi, non celebra mai senza un diacono. È un aspetto questo che sta aiutando i diaconi a capire il senso del loro legame sacramentale con il vescovo. Ciò non significa che essi non sono presenti nelle parrocchie. Dal momento in cui essi hanno compiuto questo passaggio, sono tornati con le loro famiglie nelle parrocchie d’origine, non trascurando il loro ambito principale che è la Caritas diocesana: la loro “parrocchia”, ove assieme si impegnano per organizzare, orientare, piani care progetti che servono a risollevare i poveri dalla loro indigenza. È chiaro che quest’aspetto specifico si completerà, nel tempo, con un’altra proposta identitaria: l’evangelizzazione di strada”.